L’Arte non è equilibrio

Devo dire che però anche qui non non ho raggiunto quello che volevo. Non sono soddisfatto, non mi piace ciò che produco, non sento quel fremito, guardando i miei disegni, che mi fa sentire appagato che mi che mi dovrebbe suscitare delle emozioni. Fondamentalmente se questa cosa non accade a me non penso che possa accadere agli altri.
Adesso mi sto concentrando sulla semplificazione ulteriore del disegno, semplificare soggetti e linee ma in modo controllato. Non una linea nervosa come quella degli ultimi lavori ma una linea più precisa, pulita, simile a quella utilizzata da Keith Haring. L’idea che adesso ho è quella di rivolgermi a sorgenti naturali, a soggetti del microcosmo. Da ragazzino, e anche oggi, mi hanno sempre affascinato formiche, coccinelle, farfalle e tutti gli insetti in generale.

L’importanza delle idee

L’importanza delle idee

L’altro giorno stavo spiegando, durante una lezione, l’importanza delle idee rispetto a altre cose, soprattutto nel mondo al di fuori della scuola. Quanto le idee siano molto più appetibili, da da parte delle aziende, rispetto alla sola conoscenza. Per fare questo ho presentato dei lavori di Keith Haring e di Jean-Michel Basquiat. Dei due sicuramente il primo è più affine alle mie idee, o meglio all’idea di arte che avevo da ragazzo:

una linea pulita e spessa che delimita delle superfici piatte, con colori primari e vivi.

Ecco adesso vorrei iniziare un ritorno a questo tipo di sperimentazione, negli ultimi tempi sono passato da delle immagini in cui il colore era predominante rispetto alla linea, non vi era una reale linea di contorno, le immagini erano generate da dei piani di colore, ad una lenta scomposizione di questi piani attraverso l’inserimento di linee più scure.

Queste linee sono diventate sempre più incoerenti rispetto al disegno stesso, ma utili a inserire una trama di fondo, per poi passare nell’ultimo periodo alla scomposizione in linee, con direzioni limitate, nervose, che spezzettano il disegno, smaterializzano le superfici, queste ultime a volte colorate con colori primari, a volte lasciate bianche.

Fare arte è come essere in un deserto?

Per me fare arte è come essere persi in un bosco o in un deserto, ecco forse meglio dire in un deserto.

In un deserto perché a volte seguire le proprie ispirazioni è difficile come salire su una duna, a volte è più semplice, come scenderne, a volte si vede un miraggio e si pensa di poter raggiungerne la visione. Si persegue quella strada strada, ma non si arriva nulla.

A volte ci si ferma a guardare dei sassolini, pensando che possano nascondere la fonte dell’arte perfetta, ma in realtà sono solo sassolini.

Oggi volevo fare questa riflessione sul modo in cui faccio arte. Mi guardo sempre intorno e penso di essere un ladro (in senso artistico ovviamente).

Mi piace guardare cosa fanno gli altri non le idee, ma piuttosto i concetti, la trasformazione dei concetti in segni, ovviamente non semplice e molto spesso non mi riesce.
Cambio spesso perché poi mi annoio. Fare sempre le stesse cose è assolutamente deprimente così come non riuscire a trovare, tutto sommato, un linguaggio che mi diverta.

Ripercorrendo gli ultimi due anni, rispetto a ciò che ho prodotto, posso sicuramente dire che sono andato nella direzione della semplificazione. Anche se rimango sempre affascinato da dal lavoro di Kirchner, che con colore e linee, a volte molto crude, riesce a raccontare delle storie incredibili; d’altro canto mi piace anche moltissimo la semplicità  di Mondrian.


Non ovviamente il Mondrian dell’ultimo periodo, in cui era arrivato l’astrattismo geometrico, ma piuttosto è il processo per arrivare a quell’astrattismo geometrico che mi affascina sempre. Gli alberi di Mondrian, le scomposizioni con cui attraverso linee curve ne realizza la percezione, senza effettivamente mai rappresentarlo.